Emerson Royal: "L'Italia non mi manca, i milanisti hanno esagerato. Si parlava più di me che di Ronaldo"
L'ex calciatore del Milan ha rilasciato alcune dichiarazioni ed ha finalmente svelato i motivi che lo hanno convinto a lasciare la Serie A.

Fanno discutere le parole di Emerson Royal, ex calciatore del Milan mai tanto rimpianto dai tifosi, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. In un passaggio svela i motivi che lo hanno portato a lasciare il nostro paese per fare ritorno in Brasile, al Flamengo.
Queste le sue parole: "Il Milan ha parlato prima con il mio agente, poi mi hanno chiamato personalmente i dirigenti e infine Ibrahimovic. Mi hanno spiegato il progetto e mi era piaciuto, così ho accettato. Io sono arrivato in Italia con una sensazione un po’ strana da subito. Dall’inizio, ogni volta che dicevo o facevo qualcosa si parlava di me più di Cristiano Ronaldo… ma in modo negativo. Mi sentivo di dover fare sempre il doppio per essere accettato, e poi non essere accettato comunque".
Poi sui tifosi milanisti che hanno un po' esagerato: "Io sono uno che non si lascia colpire facilmente, perché conosco il mio valore. Ma non è bello arrivare e sentire quell’onda d’odio senza ancora essere entrato ancora in campo e aver giocato anche solo un minuto. Ho una famiglia e degli amici: sono loro che soffrono di più. Non è stata di certo una situazione piacevole. Non vorresti mai sentire certe cose mentre stai cercando di fare al meglio il tuo lavoro, qualsiasi esso sia".
Sull'Italia, che non gli manca: "È un paese bellissimo, il Milan è un top club, ma non avrò mai quella sensazione di nostalgia, perché non c’è motivo per cui mi possa mancare. Mi manca la Spagna, dove sono stato molto felice al Betis. E anche l’Inghilterra. L’Italia no. Alcuni tifosi li capisco: pagano il biglietto, vogliono il massimo per la squadra e pretendono che ogni giocatore renda sempre al meglio. Non ho nulla contro questo, lo rispetto totalmente. Però a volte è stato veramente un po’ troppo, perché io ero un giocatore del Milan e supportarmi avrebbe aiutato anche il Milan stesso. Quando un calciatore commette degli errori, se la tifoseria gli resta vicino lo aiuta ancora prima che le cose vadano davvero male. Non si può essere al 100% tutti i giorni: ci sono partite in cui ti riesce tutto e altre in cui non gira. È umano, ed è qualcosa che va accettato. Invece io mi sono sentito spesso criticato con molta esagerazione, anche in momenti in cui avevo fatto partite importanti davvero molto bene".
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